C’è un concetto che mi ha colpito profondamente: non possiamo costruire un futuro nuovo se continuiamo a partire dal passato.
È quello che Otto Scharmer chiama il punto cieco della leadership: quel luogo invisibile da cui nascono le nostre azioni, le nostre decisioni e — spesso — i nostri limiti.
Quante volte nelle aziende si “innova” replicando vecchi schemi, vecchi processi, vecchie paure?
Si cambia la forma, ma la sostanza resta identica. È come girare in tondo credendo di avanzare.
La Teoria U di Scharmer ribalta questa logica.
Non parte dal “fare di più”, ma dal “disimparare”: sospendere il giudizio, liberarsi dalle abitudini, ascoltare davvero — se stessi, gli altri e ciò che vuole emergere dal sistema.
Solo scendendo in profondità, nel punto più basso della U, si può poi risalire con una visione nuova.
Dal sistema dell’Ego al sistema dell’Eco 🌍
Scharmer parla di un passaggio cruciale: dall’Ego-sistema, dove ognuno pensa al proprio tornaconto, all’Eco-sistema, dove l’obiettivo è creare valore per l’insieme.
Non è solo filosofia. È un cambio di consapevolezza che parte dall’individuo e contagia il gruppo, l’azienda, la società.
È quando inizi a pensare con la testa, il cuore e la volontà aperti che il futuro smette di essere una proiezione del passato e diventa qualcosa di autenticamente nuovo.
Le sette capacità che cambiano il gioco 🎯
Nel suo modello, Scharmer individua sette capacità che ogni leader dovrebbe allenare:
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Ascoltare (anche ciò che non si dice).
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Osservare senza proiettare il proprio giudizio.
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Sentire, aprendo mente, cuore e volontà.
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Presenziare, connettersi alla propria sorgente più profonda.
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Cristallizzare, cioè dare forma a un’intenzione comune che attira persone e opportunità.
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Prototipare, sperimentare invece di restare fermi a discutere.
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Eseguire, ma in modo nuovo: non suonando il “proprio violino”, bensì tutto il “macroviolino” dell’organizzazione.
Il vuoto di leadership (e la condizione interiore di chi guida)
Oggi viviamo un tempo di vuoto di leadership.
Tanti manager, pochi leader consapevoli.
Come diceva Bill O’Brien, “il successo di un intervento dipende dalla condizione interiore di chi agisce”.
Non dal “che cosa” facciamo o “come” lo facciamo, ma da dove operiamo dentro di noi.
La vera sfida, quindi, non è solo cambiare i processi o le strategie, ma cambiare il luogo interiore da cui prendiamo decisioni.
Ascoltare in profondità (e smettere di scaricare file mentali) 🎧
Scharmer distingue quattro livelli di ascolto:
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Abituale (downloading) – ascolti solo ciò che conferma quello che già sai.
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Fattuale – noti le deviazioni, ti incuriosisci.
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Empatico – ascolti con il cuore, ti metti nei panni dell’altro.
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Generativo – ascolti in modo così aperto che nuove idee nascono tra te e l’altro.
E qui arriva la chiave di volta: la presenza profonda.
Non puoi cogliere ciò che sta emergendo se resti bloccato tra giudizio, cinismo e paura.
Sono queste le “voci interiori” che chiudono la mente, il cuore e la volontà, impedendo ogni trasformazione.
Mente aperta. Cuore aperto. Volontà aperta.
Tre parole che potrebbero sembrare semplici, ma che rappresentano una rivoluzione.
Avere una mente aperta significa superare il pregiudizio.
Un cuore aperto ti permette di percepire il sistema nel suo insieme.
Una volontà aperta ti spinge ad agire per far emergere qualcosa di nuovo, anche se spaventa.
💡 In fondo, la Teoria U ci ricorda che il futuro non si prevede: si ascolta.
E si lascia emergere, quando smettiamo di reagire e iniziamo a presenziare.
Quando le aziende, i team e i leader cominciano a suonare insieme lo stesso “macroviolino”.