Chiunque ascolti le notizie riportate in questi giorni sia dai media classici sia dai social media, si crea una propria immagine interna dalla situazione.

La paura è un potente strumento che aumenta l’audience delle televisioni, delle radio dei social media, fa vendere più giornali, aumenta il traffico in rete, fa fare più click.

La paura diventa pertanto la strategia vincente che gli organi d’informazione utilizzano poiché la paura fa vendere.

Vi sono 2 tipi di paure:

· quella che ci aiuta ad evitare pericoli, a preservare la nostra incolumità e quella dei nostri cari
· quella che ci fa reagire istintivamente e che a volte ci blocca. Questo tipo di paura è legata alla parte più antica del nostro cervello

Dovete sapere che il cervello è esattamente come un navigatore: la qualità delle informazioni che immettiamo ci conduce in una precisa destinazione.

La paura che ci fa reagire istintivamente e che a volte ci blocca alimenta il nostro navigatore. La destinazione? Esattamente nelle braccia delle nostre paure.

Questa paura genera preoccupazioni; le stesse sono rivolte ad un futuro che ancora non si è materializzato creando in noi stessi uno stato di incertezza.

L’unica cosa che possiamo fare è governare le cose che dipendono direttamente da noi. Per quanto ovvio, tutto quello che non dipende da noi, non è governabile.

Si governa pertanto solo ciò che è sotto la nostra diretta influenza; pertanto, accetta quello che non puoi governare.

Ricordo che anni fa vissi una situazione simile a quella odierna, non in termini pandemici ma in termini lavorativi.

Senza lavoro e senza prospettive. Passato da una situazione di normalità di tanti anni ad una situazione esplosiva in pochi mesi, senza una visione chiara del futuro.

Ricominciai a piccoli passi, dalle piccole cose, da quelle che potevo fare nell’immediato, dalle relazioni, dagli affetti, dalle parole di chi aveva più esperienza di me nella vita.

Ora dopo molti anni da quella esperienza, mi trovo in questo periodo ad andare indietro nel tempo con la mente, per raccogliere gli spunti che ho portato con me nel tempo che mi hanno dato una visione diversa delle cose.